La contrapposizione Scienza Pura / Scienza Applicata esiste
dal momento in cui esiste la tecnologia, cioè da quando l'uomo ha
cominciato a costruire utensili. Vorrei qui cercare di sfatare il
pregiudizio comunemente diffuso, probabilmente anche a livello di istituzioni sia
nazionali che internazionali (CEE). Si tratta della seguente idea:
che possa esistere la scienza applicata senza la scienza pura o che
comunque la prima sia largamente indipendente dalla seconda e pertanto
la si debba finanziare "di più" e semplicemente ''tollerare'' la seconda... E
anche che si debba giudicare (e quindi finanziare) la scienza pura in
base alla ricaduta sociale
immediata.
Consideriamo allora la storia delle invenzioni e
scoperte a più grande impatto sociale per rendersi conto dell'ingenuità
del pregiudizio.
Ecco un esempio abbastanza evidente. La tecnologia che ha
maggiormente caratterizzato la vita di ogni giorno alla fine del
secolo scorso e dell'inizio dell'attuale è la tecnologia dei semiconduttori. Si tratta dell'applicazione della teoria quantistica alla conduzione elettrica.
Senza la formulazione teorica della meccanica quantistica nessuno avrebbe pensato di cercare un sostituto microscopico (conduttore drogato o semiconduttore) alle precedenti valvole termoioniche e, cosa importantissima, non
ci sarebbero stati nemmeno gli strumenti concettuali per poter trattare
l'insieme di dati fenomenologici che sottendono tale tecnologia.
Il transistor e la microelettronica, come oggetti finali tecnologici
di questo tipo di scienza applicata, sono la punta di un iceberg di risultati e
concettualizzazioni propri della scienza pura non finalizzata ad alcuna
applicazione pratica.
In generale, la parte sommersa di tale iceberg è quanto più
immensa quanto più la tecnologia è complessa.
Lo stesso discorso può
essere ripetuto per altre tecnologie come il LASER, tutti i sistemi moderni di screening medico automatico, come la risonanza magnetica e la tomografia ad emissione di positroni. (Questi ultimi sono stati scoperti teoricamente di P.A.M. Dirac con argomenti di simmetria basandosi sulla famosa equazione di Dirac, dedotta in modo completamente teorico cercando una sintesi teorica tra la teoria della relatività e la teoria quantistica).
Le applicazioni più recenti della genetica molecolare sono la punta di
un iceberg di un bagaglio di simili conoscenze della scienza pura in
ambito biochimico. Basta leggere il classico testo sulla scoperta del DNA di F.C. Crick e J.Watson per
rendersene conto. E' poco noto che l'esistenza di una struttura autoriproducente alla base dei sistemi viventi
era già stata
proposta e studiata teoricamente, prima della scoperta sperimentale del
DNA, da
due delle menti più geniali del secolo scorso: E. Scroedinger, e J. von Neumann con motivazioni del tutto teoriche e reciprocamente indipendenti.
Un ulteriore esempio ancora più importante è il il WEB (internet).
Nella forma in cui lo conosciamo oggi è stato pensato e costruito tra
il 1979 e il 1991. Si tratta di un'invenzione che deriva come
sottoprodotto dalla scienza pura. Alla fine del
secolo scorso in uno dei laboratori più importanti della scienza pura,
il CERN di Ginevra, era
necessario costruire un linguaggio informatico per scambiare
rapidamente informazioni (dati scientifici di vario genere) attraverso
la rete locale di computers dei gruppi di ricerca che lavoravano
su differenti esperimenti. In questo modo nacque l'ipertesto ed il linguaggio html.
Questo
esempio rende anche conto del fatto di come sia difficile prevedere (o
dirigere con la scelta a priori di cosa sia finanziabile in base a
probabili ricadute sociali) la
nascita di nuove tecnologie a grande impatto sociale. Se si esaminano
gli scenari
avveniristici previsti dai futurologi del secolo scorso, il WEB era
fuori della loro portata (eccetto forse per alcune intuizioni geniali
di Marshall McLuhan).
Come poteva essere a disposizione degli scienziati, per esempio, inventori del transistor, un bagaglio di nozioni teoriche e fenomenologiche "pronto per l'uso"?
Una risposta, secondo me, che coglie gran parte della verità, è questa:
perché coloro che hanno
accumulato questo bagaglio conoscitivo non erano motiviati da interessi particolari applicativi, ma volevano
"solo" capire "come funziona" il mondo fisico e, per questo motivo, si sono mossi in tutte le direzioni possibili.
Ma qual'è il ruolo della matematica in tutto questo discorso?
Il ruolo è
centrale, restringendosi a quelle scienze il cui linguaggio teorico è
fortemente contaminato da quello matematico: fisica e chimica prima di tutto, ma anche la biologia molecolare e, come ricaduta diretta sulla tecnologia, tutti i campi dell'ingegneria.
Possiamo dire che: senza opportuni concetti matematici la scienza pura e, di
riflesso, quella applicata, non potrebbero nemmeno esistere. Restringendosi al
tipo di scienza pura suddetto si potrebbe addirittura tentare di
scrivere una proporzione:
matematica : scienza pura = scienza pura : scienza applicata
Gli esempi sono tantissimi nella storia della scienza, vediamone solo alcuni.
- La meccanica classica galileiana e newtoniana si basa in modo fondamentale sulla geometria euclidea. La geometria euclidea è il linguaggio della fisica meccanica elementare.
Senza lo studio approfondito delle coniche, per esempio, non si sarebbe
mai potuta concepire l'idea che i pianeti, intorno al sole,
si muovono lungo ellissi con buona approssimazione, arrivando
a formulare le leggi di Keplero. Di conseguenza non sarebbe stato così facile dedurre la legge di gravitazione universale.
- La relatività generale senza geometria differenziale riemanniana non sarebbe mai nata: non ci sarebbe stato il linguaggio stesso per poter semplicemente immaginare le nozioni elementari di tale teoria. Non esisterebbe nemmeno la cosmologia moderna.
- la meccanica quantistica non avrebbe avuto il linguaggio concettuale per poter formulare le sue leggi senza l'analisi funzionale, ma prima ancora l'algebra non commutativa della matrici,
- La nozione di entropia termodinamica senza il calcolo integrale non sarebbe mai stata formulata.
- Il modello standard delle particelle elementari non esisterebbe senza la teoria dei gruppi di Lie e non avremmo nemmeno la nozione moderna (dovuta a E. Wigner) di particella elementare.
- Le teorie moderne del legame chimico molecolare, in fisica-chimica, non si sarebbero potute formulare senza la teoria delle equazioni differenziali alle derivate parziali, la teoria dei gruppi e la teoria delle mappe multilineari alternanti.
- l'analisi teorica della cinetica delle reazioni chimiche non esisterebbe senza la teoria delle equazioni differenziali ordinarie.
- ....
Di fatto tutta la matematica, dalla logica matematica alla geometria algebrica, sono state usate e sono usate in applicazioni.
Gli esempi sono quasi infiniti, ho esposto alcuni dei più semplici.
Quello che voglio sottolineare è che:
Praticamente tutti i concetti e
ragionamenti fondamentali di alcune delle scienze moderne più importanti
sono rappresentati da termini propri di un preciso linguaggio matematico
preesistente, senza il quale, in tali scienze, non sarebbe possibile argomentare o addirittura pensare.
La domanda ora è ancora quella di prima:
come poteva essere a disposizione degli scienziati, per esempio inventori del modello standard delle particelle elementari,
un bagaglio di nozioni matematiche "pronto per l'uso" come, ad esempio, la teoria
dei gruppi di Lie e la teoria delle loro rappresentazioni?
Una risposta,
che secondo me coglie di nuovo gran parte della verità è:
perché coloro che hanno
accumulato questo bagaglio conoscitivo non erano motiviati da interessi particolari applicativi, ma volevano "solo"
capire "come funziona" il mondo matematico e, per questo motivo, si sono mossi in tutte le direzioni possibili.
Credo sia doveroso precisare che esiste comunque un
importante processo di feedback della scienza non matematica
sulla matematica e della scienza applicata sulla scienza pura.
Vorrei soffermarmi sul primo caso. Il menzionato feedback si esplica
nel fatto che lo sviluppo di certi rami della matematica hanno ed
abbiano avuto, tra le loro motivazioni, ragioni di carattere
applicativo. Tuttavia il processo di costruzione delle teorie
matematiche anche quando basato su motivazioni iniziali applicative, prescinde rapidamente da esse e prosegue
autonomamente emancipandosi dal significato dei termini, spesso
rimanendo contaminato da percorsi matematici paralleli ed indipendenti, nati con diversissime motivazioni.
Alla
lunga questo processo si è rivelato come un potentissimo punto di
forza,
non un inconveniente, per le stesse applicazioni della matematica. La
verità semantica viene sostituita dalla coerenza logica emancipandosi
dal significato iniziale dei termini matematici. Il processo produce
autonomamente nuovi enti teorici (spesso inimmaginabili lavorando su un
piano semantico) il cui significato può essere dato e
modificato a seconda del contesto applicativo. La sola coerenza
logica della costruzione è garanzia della verità delle affermazioni nella
realtà, se le premesse sono vere, il possibile significato assoluto dei termini è irrilevante.
Grazie a tale processo, per esempio, idee che motivate dalla
meccanica dei mezzi continui, come la nozione di tensore, sono state successivamente utilizzate con successo in contesti completamente differenti, come la teoria della relatività generale. Oppure la nozione di entropia, motivata dallo studio delle macchine termodinamiche del secolo XVII ha avuto un suo impiego fondamentale nella teoria dell'informazione, nella teoria delle macchine calcolatrici e nella formulazione teorica delle leggi fisiche dei buchi neri.
Si tratta di un processo creativo e libero di altissimo livello, il più
alto credo del quale sia capace la mente umana. La formulazione matematica della
meccanica quantistica è uno dei massimi esempi di questo processo:
riuscire a gestire rigorosamente la fenomenologia sperimentale che
sottende il principio di indeterminazione di Heisenberg,
che sfugge e modifica le categorie kantiane, credo non abbia precedenti
nella storia del pensiero. Forse solo comparabile alla sintesi
einsteniana in cui la dinamica e la causalità fisica vengono
''ridotte'' ad una versione superiore di geometria.
Sia chiaro che tutto quanto ho scritto non toglie nulla all'idea che la
ricerca applicata e la matematica applicata siano parti importanti
della ricerca universitaria e che si debbano potenziare e che se ne
debba rafforzare l'uso per affrontare razionalmente problemi di
carattere applicativo a largo impatto sociale.
Tuttavia, viceversa, non penso che si possa snaturare la matematica e
la scienza pura riducendole rispettivamente a matematica e scienza
applicata e considerare la speculazione pura come una specie in via di
estinzione da tollerare in opportune riserve. Per affrontare i
problemi concreti, della cui natura si conosce poco e a volte nulla, è
necessario avere a disposizione un serbatoio di soluzioni possibili o
di mattoni per costruire tali soluzione. Più grande è questo serbatoio
più è alta la possibilità di risolvere i problemi. Il serbatoio della
scienza applicata è la scienza pura e un grande serbatoio per scienza
pura è la matematica pura.
Un ultimo commento del tutto personale. Io credo che, a chi ci chiede provocatoriamente: a cosa serva la matematica se se ne tolgono le (pur importantissime) applicazioni e le ricadute sociali, dovremmo anche avere il coraggio di rispondere con lo stesso grado di provocazione:
"Non serve a niente, esattamente come l'Arte. Per questo è altrettanto importante."
Una lettura interessante:
"Being
unreasonable: the value of pure science - The “unreasonable demands” of
pure research are an essential driver for technology, enriching our
bodies, minds and pocketbooks" by John Womersley (chief executive officer of the United Kingdom’s Science and Technology Facilities Council)
John
Womersley is the chief executive officer of the United Kingdom’s
Science and Technology Facilities Council - See more at:
http://www.symmetrymagazine.org/article/february-2013/being-unreasonable-the-value-of-pure-science#sthash.JuO9re53.dpufJohn
Womersley is the chief executive officer of the United Kingdom’s
Science and Technology Facilities Council - See more at:
http://www.symmetrymagazine.org/article/february-2013/being-unreasonable-the-value-of-pure-science#sthash.JuO9re53.dpuf